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Archive for novembre 2013

per metà

E mezzanotte dicono sempre sia sempre un po’ magica, questa ora buona di giornata che ti cade giù
lei sa come sei, obiettivamente tu piangi.
Ma per metà
si vuole solo per metà
e per metà mi basterebbe la metà di quello che mi invento e poi non scrivo niente!
Ma che ti darei di più?
Prenditi
amore mio un ‘ora, solamente tu, per di qua, solo un’ora
nudi
come corpi caldi
dentro ad ore
tutte nuove
siamo nuovi
con le dita
strappi notti
come carta
a mezzanotte dieci ho deciso che mi sognerò Parigi come un lenzuolo mi coprirà,
tu soffia
spegni tutto ciò che non ha luce ma ci guarda..

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(ora)

Un sorriso triste, tragico, dipinto sul suo viso. 
Accenna una mossa con le mani, poi va al pianoforte. 
A Downtown finalmente l’alba ha preso piede. 
Un’intera notte è trascorsa. 
Cisco e Zoe sono al centro del salone principale dell’albergo. 
Tre delle quattro pareti dell’enorme stanza sono composte da finestre enormi, alte almeno 5-6 metri, di legno bianco laccato e vetri un po’ sporchi di condensa verso il soffitto. 
La luce entra come un re in parata, in città vinte,
baldanzosa e fiera, 
diretta e senza filtri, e si riflette sul pavimento a scacchiera, lucida e pulitissima.
Cisco si siede ed inizia a suonare un motivetto stupido, con puntate sul DO e sul FA.
Il cuore mio non ce la fa” 
Sembrava tutto così semplice, per quelli come noi
Senti che ci manca qualcosa, che c’è sempre una scusa, che la gioia si è offesa, che non c’è la scintilla, ma una colpa (sinceramente) non c’è“.

Adesso dirsi tutto è utile
Resta che una parte del cuore sarà sempre sospesa, Zoe
Come fosse in attesa?”
Ecco un raggio di sole entrare dalla finestra.
C’è sempre una scusa, si è spenta una stella ed una colpa non c’è“. Cisco socchiude gli occhi.

Tu ci credi a quello che non vedi..?”
Eppure…” Zoe non riesce a parlare, ha un nodo in fondo, ha capito.

Non sapevano bene cosa stava succedendo. 
Come ci erano finiti. 
Quando ci erano entrati. 

Il sole è su. 
L’aria profuma di buono.

L’amore (ora) è un’altra cosa“. 

Zoe spalanca gli occhi. 
Trema la sua bocca. 
Trema tutto il mondo. 

E domani?

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Il cubetto di ghiaccio di scatto si sposta nel bicchiere mezzo pieno di qualcosa di ambrato e molto molto alcolico.
Dietro, il fumo della sigaretta lento ed inesorabile sale verso il soffitto tappezzato con fiori verdi.
Cisco fissa perplesso il bicchiere prima, la finestra dopo, il bicchiere prima, la finestra dopo.
La tenda, bianca e trasparente, si muove col vento che ha portato via la pioggia.
La notte entra umida senza chiedere permesso in quella stanza di hotel, giù a Downtown.
Zoe è alla finestra, le luci della città negli occhi, la stanchezza degli uomini nell’aria come le mani, come le gambe.
I capelli dietro l’orecchio si sganciano all’improvviso e si gira verso Cisco. 
Dammi una risposta. Perchè? Perché? Maledizione!”
Cisco tira una boccata profonda, butta fuori dal naso, il braccio a mezz’aria, sul bracciolo del divano appoggiato.
Potevamo starcene buoni, da una parte, zitti, fermi, perché? perché?”
Cisco rimane zitto, sente un peso al centro del petto. 
Ti terrei con me, ovunque tu voglia… te lo giuro” insiste lei.

Dal palazzo vicino si sente Al Green, partire piano come i treni, che prima o poi arrivano uscendo da una galleria 
o da una nuvolona di vapore… “this broken heart

Volevo solo passare qualche giorno sola con te, per togliermi questa disperazione strisciante, questa voglia che mi sta portando all’inferno, fanculo l’orgoglio, fanculo le armature, fanculo le maschere…
Cisco la guarda con la bocca socchiusa
tell me how can you stop the rain from falling down?” – canta Al Green.
Zoe è bellissima, è una Venere, è una Madonna, è una statua a cui ci si deve inginocchiare. E’ quello che gli uomini vogliono.
O forse solo quello che Cisco vuole, come lei vuole.

I cuori si rompono. 
Le anime si strappano come fa la pelle dalla carne a volte. 
E fanno male. Fanno male. Come una zappa che violenta la terra. 
Dove nascono poi frutti succulenti, buoni, belli che danno senso al sudore, alla fatica, al nulla che intorno c’è e ci portiamo dentro.

How can a loser ever win?” – disperato Al Green dal palazzo vicino.
Qui non ci sono eroi, non ci sono vincitori, non ci sono “quelli a cui va bene”. 
Perdiamo tutti, vinciamo tutti. 

Cisco si alza. 
Col dorso accarezza il viso di Zoe, la luna è rossa di rabbia. 
La tocca. 
Con un dito. 
Non ci sono sempre perché. 
Non ci sono sempre spiegazioni.
Zoe, non ci sono sempre spiegazioni“.

Non ci sono eroi. Non ci sono santi. Solo uomini. 

E’ tutto sbagliato” 
Cisco è svuotato. Non ha più niente da dare. Da dire. 

I could never see tomorrow” …. la musica è ovunque.
Zoe non tremare. Non tremare stanotte. Non devi avere paura di nulla… siamo solo quello che siamo.
Fiato e voglia, 
mani e denti, 
cuori rotti e mai sazi,
perdenti eppure mai domi,
feriti eppure orgogliosi,
duri come la vita e le pietre

Zoe non tremare...”
e piano le sfila il vestito, perché non c’è altro da fare, altro da dire, altro da volere.
Punto

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E’ buio a Downtown.
Cisco ha il cappello calcato, il trench stretto in vita, e fuma appoggiato al muro la sua Merit.
Piove ovunque ed aspetta fuori al Monsu’s, l’asfalto è bagnato e poche Cadillac scassate ai bordi dei marciapiedi rovinati.
La porta di servizio è chiusa per bene, sigillata ed una luce striminzita la illumina male.
E’ lì per un motivo. 
Semplice.
Limpido.
Chiaro.
Duro.
Zoe. 

Sono anni che si conoscono, entrambi diplomati lo stesso anno alle superiori poi persi e ritrovatisi in più occasioni.
Un seguirsi, rincorrersi e schermarsi. Nascondersi e bestemmiarsi.
Un giorno lui la baciò in una bisca vicino alle roulette, di nascosto agli amici ubriachi intenti a far baldoria.
Un bacio veloce, un flash stampato veloce. 
La teneva per la mascella ed immobilizzata per un braccio, era tesa come una corda ma rideva come fanno i soli delle 
giornate calde a mare. 
Aveva paura, la sentiva, con le narici, con la pelle.
I corpi vicino per un attimo. 
Un’insana voglia di non dover uscire dalla stanzetta delle roulette,
poi una mano invisibile li scaraventa fuori perché troppo forte quella sensazione,
una pistola puntata sul cuore pronta a sparare.
“L’ho hai sentito quel ferro sul cuore, Zoe?” – a denti stretti disse Cisco mentre controllava l’orologio
fuori in un vicolo a Downtown.
Fuori pioveva, il mondo piangeva.

La porta di servizio si apre, dal locale escono prima le gambe affusolate,
poi l’inconfondibile sagoma di Zoe.
I capelli coi riflessi rame, orecchini triangolari argentati, gli occhi incorniciati dal mascara 
e l’espressione indecifrabile che la bellezza si porta dietro e spesso condanna all’avidità di uomini maledetti.
Ingoia duro Cisco. Calca il cappello per bene e mani in tasca, dritto e veloce va verso Zoe.
Una macchina inchioda all’ultimo a tre dita dal suo ginocchio.
Zoe di scatto guarda in direzione…
… e si vedono, senza vedersi, negli occhi, nel cuore, nella pancia, nell’anima.
Il clacson del tassista,
il pugno sul cofano di Cisco
e Zoe scappa. 
Ancora una volta.
Stavolta no!” – un tuono , come un Zeus incazzato, dai polmoni risale atroce e rimbomba nel vicolo.
Zoe è una libellula, con gambe bianche come il latte e veloci i tacchi schiacciano i marciapiedi luridi.
Si guarda dietro, coll’affanno e la paura negli occhi.
Corre veloce, per sfuggire al destino che gli dà botte sui fianchi, per destarla, per riprenderla,
un richiamo primordiale,
un istinto insanabile,
come il sole fa posto alla luna
ed il fiume va nel mare,
come il caldo del fuoco,
e la paura della morte.
Ma non è la morte quello che la rincorreva.
E’ Cisco,
l’altra metà perfetta in un mondo perfetto
che ogni atomo teneva lontano e pure ora la inseguiva.
Stammi lontano” – la voce strozzata , i capelli di rame e lisci bagnati dalla pioggia.
Muto corre nella notte, fendendo la pioggia e l’aria, tipo una freccia scoccata 
con la sicurezza e la speranza profonda di colpire la mela sulla testa dell’amata.
Poteva sentire il cuore battere, e la disperazione assalirla.
Ancora un passo, il polso vicino e l’odore potente.
La prende dal polso, la fa girare su se stessa
e bum… a rallentatore gira su se stessa, coi capelli, con gli occhi, con la bocca,
il vestito che si alza sopra le ginocchia. 
Tutto a rallentatore, tutto perfetto. 
Fottutamente perfetto.
“Aaah….”  le spalle contro una saracinesca grigia, il rumore sordo
la pioggia aumenta. 
Cisco spinge Zoe con le mani sui polsi, contro la saracinesca.
“Cisco! Cisco! …… Cisco…” la voce si affievolisce
i seni si gonfiano ritmicamente, il fiato riprende ritmo 
lo sguardo è languido 
Cisco è fuori di sé davanti a quello che vede.
“Ho rabbia. Sei uno stronzo. Tutto questo tempo e tu ora arrivi, pretendi di notte, con la pioggia, di arrivare qui
e cosa pretendi? Cosa vuoi da me? Cosa cerchi? Lasciami stare. Lasciami stare...” – perde le forze Zoe.
Poi esplode. 
Se solo sapessi quante volte mi sono nascosta, quante volte ti ho allontanato….” 
Il petto si stringe intorno alle costole di Cisco ( non è il fiatone della corsa, né colpa della Merit bagnata ).
“Zoe… “.
Zitto. Ho paura. Non guardarmi. Non parlarmi sparisci“.
Si svincola, riprende a camminare sotto la pioggia. 
Zoe. Fermati. Stavolta non ti lascio andare. Stavolta no.”
Si ferma. China con la testa, la pioggia la picchia duro, si fa più piccola.
Ho paura. Se solo sapessi…. quel che sento, quello che voglio, quello che provo
Non dire nulla. Io lo so
Si gira verso di lui. 
Poi scappa di nuovo. Ancora una volta. 
E stavolta Cisco corre più veloce. 
La raggiunge. 
La blocca. 
La stringe verso di se. 
I corpi attaccati.
Zoe lo guarda negli occhi. Gli tira un morso al labbro
quasi per mangiarlo
per farlo suo
e Cisco… Cisco è un dio
che decide del suo destino in quei momenti
la solleva come il vento fa con le foglie 
le prende la testa tra le mani grandi e forti
guardami.. guardami negli occhi
e la bacia….. 
le labbra dure di lui, quelle morbide di lei
il corpo duro di lui, i seni morbidi di lei
la pelle dura di lui, la pelle morbida di lei
il sapore della bocca 
il contatto.

Si baciano disperatamente sotto la pioggia,
due persone passano dalla parte opposta e non se ne accorgono,
il semaforo dell’incrocio scatta sul verde e le macchine ripartono,
un uomo fuma alla finestra, con una mano sotto il mento, ed il gomito sul davanzale sporcato dagli uccelli. 

I portoni della notte 
si prendono cura dei disperati
che soli, troppo soli, troppo troppo per questo poco 
per queste briciole che qualcuno lascia
si fanno compagnia
ambendo dove gli altri, i miopi, gli stolti 
sono senza gloria
senza dei
senza Amore,
coi pali, paletti, palafreni, con le bende, coi lacci, col marcio
di chi ha paura ad aspettare qualcosa che non sanno e mai sapranno. 

Cisco e Zoe si baciano ancora. 
Disperati eppure stupendi 
Deboli e così forti
Insicuri e pure così certi
che per un attimo, un bacio, una notte, una vita
loro hanno spinto contro i portoni della notte
detto di no. 

Una insana voglia
una paura fottuta
solo baciarsi.
Un attimo in cui tutto sarebbe potuto essere,
nel mondo del condizionale,
e soltanto FURONO.

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cadi con me

Resistere. 
Ancora una notte.
Guardami cadere,
stanotte.
Vieni con me…
Sopravvivere ancora ad una notte nuova e forte,
io debole e stanco,
inondami di te
riempimi, sono il tuo vaso.
E guardami cadere
guardami esplodere i miei mille pozzi,
fatti riempire dal mio rumore sordo di pezzi 
infranti e taglienti
di carni ferite
di dita leccate
di graffi accecanti 
di voglie che stordiscono, che strappano l’anima con unghie blue…
Stanotte
voglio te
cadi con me
cadi con me in questo cielo buio
intrappolato da camicie di stelle morenti
che freddo vuole dare e che avrà quello che
in molti tentarono e mai riuscirono.

Mi spoglio lentamente
i tuoi occhi sono dolci 
e piano assaggi i miei fragili spazi
con sorsi così lenti
che soave è il dolore 
che non c’entra l’amore
e senza pudore
tu
con zoccoli neri e possenti
calpesti la mia terra
sbriciolando tutto
buttando giù i muri
risvegliando 
colori rumori pensieri
con un tocco degli occhi
ed un fiato che scioglie il sonno 
in cui nefasto mi sono ritrovato un giorno…..

Cadi con me…..

 

 

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Così decido di fare questo gioco. Di ombre e di punti sospesi, di sguardi e di archi tesi, con sagitte che puntano ovunque. Pararsi è impossibile, le conseguenze mortali e le difese inutili.
Vale la pena giocare.
La vita è gioco.
La vita è sguardi.
La vita è parole che non dici.

“Ho paura”.
“Strappami la maschera, strappami la corazza di dosso”.

La pelle ci viene data da qualcuno, la dividiamo con qualcuno, che riconosciamo quando ce lo ritroviamo davanti. La pelle richiama sempre la pelle.

Questo siamo. Pelle. E parole non dette.

Prendere e partire. Tutto troppo grande, tutto troppo dentro, troppo in profondità, a scardinare fondamenta, anima, denti. Tremando in stanze buie, con le chiavi in mano e le gambe tese.

Gli dei irridono, si irritano e ti fanno fare tardi a lavoro, ti fanno cadere il cielo e la terra diventa acqua, ti lanciano spilli in faccia e ti ci sputano pure.

E tutto quello che vuoi è baciare, mangiare, disperatamente quella persona, la ricerchi nelle ombre della notte, pur per quel momento di debolezza in cui di spalle, alle spalle, sei stato colpito.

Giganti che si scrutano, si annusano, si osservano, si odiano, si fanno la guerra, e vogliono disperatamente la pace.

La testa mai china, e pur il cuore in mostra che quasi chiede di essere colpito foss’anche da un graffio…

Lascia il mondo dietro. Siamo vivi? Possono sentirci? No. La risposta è no.

La mia voce è per te. I miei occhi sono per te. Senti la mia energia, senti quello che so. Quello che sai. Lascia il mondo dietro.

Prendimi…. cado verso te. scendo nel paradiso e bum…. il sangue si fermerà, la luce si fermerà, l’aria starà immobile, nessuno fiaterà.

Poi.. Mille gabbiani si alzeranno da scogliere che non vedremo mai insieme, e le onde spazzeranno e spezzeranno pensieri inutili, tutto il mondo si concentrerà in un secondo sarà denso potente nessuno spazio sarà vuoto e tutto sarà sospeso le cose per un attimo sembreranno andare come devono una giustizia una rivincita una voglia le lingue che si incontrano le mani sulle facce gli occhi che così incredibilmente lenti si apriranno su di noi, e niente altro che noi avremo nei nostri occhi si guardano si ritrovano e respirerai me sarò in ogni tua singola cellula un eroe senza gloria un bastardo senza gloria che entrerà in te, perchè tu…ed io.. abbiamo la stessa pelle… E la tua voce sarà celestiale alle mie orecchie. Urlerai senza che nessuno possa sentire. All’infuori di me.

All’infuori di te.

All’infuori di noi.. Nulla conta, nulla è importante. Io tendo a te. Tu tendi a me.

Io tremo come tremi tu. Io penso quello che pensi tu. Io sono te. Tu sei me.

Mille soli fondono, tutto è un vortice, la mia lingua è nella tua bocca, il tuo respiro tra le mie mani e mi perdo senza nessuna fottutissima voglia di non farlo.

Tutto questo è un secondo. che mi sembra una vita, come una santa da venerare, come un motivo per aspettare, come l’orgoglio da gettare, come questa cosa che devo fare, perché lo voglio, perché devo, perché ora sono pura potenza. Come te.

Siamo fatti per essere attratti l’uno dall’altra. Per un solo secondo. Che nessuno potrà mai vivere.

Un solo secondo…

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I know I hurt you and I made you cry
Did everything but murder you and I
(Oh cant you see what love has done?)
(Oh cant you see what love has done?)
But love left a window in the skies
(What its doing to me?)
And to love I rhapsodize

(Oh cant you see what love has done?)
To every broken heart
(Oh cant you see what love has done?)
For every heart that cries
(Oh cant you see what love has done?)
Love left a window in the skies
(What its doing to me?)
And to love I rhapsodize

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Una pietra spacca l’anima.
Bambini veloci corrono sul grano.

Colpi fortissimi alla porta.
I piedi nelle pozzanghere.

Un messaggio.
L’aria aperta.

Correre.
I divani.

Le lacrime.
I sorrisi.

Tuoi.

Battere le mani.
Battere i piedi.
Farsi sentire.
Dire che ci siamo.
Che ci siamo stati.

Correre…
Braccia aperte..
Il vapore dei vecchi treni a carbone.
Il grigio.
La pietra.

Caldo.
Vento caldo.
Bacio caldo.
Gambe calde.

Brividi.

Tonnellate in una piuma.
Il battito di un cuore.
La vena che pulsa.
I denti che si consumano…..

La luce degli occhi.
Tuoi.

La luce degli occhi tuoi… mi ridà voglia di vedere il mondo, di cantare, di alzare il grembiule che portavo a scuola.
Battere le mani…

Ancora.

La tua bocca…
Il tuo naso.
La tua lingua.

Tutto..

Tutto tuo.

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