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Archive for the ‘ipse dixit’ Category

Il crepuscolo arrotonda gentilmente gli angoli bruschi delle strade. L’oscurità incombe sulla fumigante città di asfalto; ottunde le inquadrature delle finestre, i manifesti, i camini, i serbatoi, i ventilatori, le scale di sicurezza, le modanature, le decorazioni, le scanalature, gli occhi, le mani, le cravatte; riduce tutto a masse blu, a blocchi neri. Sotto il rullo che comprime più forte, sempre più forte, sprizza dalle finestre la luce. La pressione della notte strizza latte luminoso dai lampioni ad arco, spreme i blocchi scuri delle case fino al farne sfilare la luce rossa gialla verde nella strada rimbombante di passi. Tutto l’asfalto secerne luce. Dalle insegne luminose sui tetti erompe luce, luce che turbina vertiginosamente per le vie, luce che colora rutilanti tonnellate di cielo.

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Poi, a un tratto, la sera è diventata notte. A volte non hai il tempo di accorgertene, Le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti. Siamo sottili come carta. Viviamo sul filo delle percentuali, temporaneamente. E questo è il bello e il brutto, il fattore tempo. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo. Sentire di più, pensare di meno..

Charles Bukowski

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Per un attimo si guardarono negli occhi. Dex tornò a sdraiarsi, dopo un po’ Emma fece lo stesso ed ebbe un sobbalzo quando si accorse che le aveva fatto scivolare un braccio intorno alle spalle. Ci fu un attimo di imbarazzo ed impaccio da una parte e dall’altra. Infine Emma si girò sul fianco e si rannicchiò verso di lui. Stringendola forte, Dex le parlò fra i capelli.
“Sai che cosa mi sfugge? C’è tutta questa gente che ti ripete in continuazione che sei intelligente, spiritosa e talentuosa, ed è da anni che anch’io te lo dico un giorno sì e l’altro pure. Allora perché non ci credi? Perché la gente dovrebbe parlare così di te? Credi che sia una congiura… che la gente faccia comunella di nascosto per farti i complimenti?”
Emma schiacciò la testa contro la sua spalla per farlo tacere o perché aveva paura di scoppiare a piangere.
“Sei gentile, ma ora devo andare”.
“Aspetta, rimani ancora un po’. Ci scoliamo un’altra bottiglia”.
“Naomi ti starà aspettando da qualche parte con la boccuccia piena zeppa di droghe, come una specie di criceto tossico”. Emma gonfiò le guance, Dexter rise e lei si sentì un po’ meglio.
Restarono lì ancora per un po’, poi raggiunsero un pub che vendeva alcolici da asporto e risalirono la collina per ammirare il tramonto sulla città, bere vino ed ingozzarsi di patatine fritte. Dallo zoo di Regents Park arrivavano curiosi strilli di animali ed infine intorno a loro si fece il vuoto.
“Devo andare a casa” disse Emma, e si alzò in piedi stordita.
“Se vuoi, puoi fermarti da me”.
Emma pensò al viaggio di ritorno, la Northern Line, il piano di sopra nell’autobus N38, la lunga camminata piena di pericoli fino all’appartamento che inspiegabilmente puzzava sempre di cipolle fritte. Una volta a casa, probabilmente avrebbe trovato il riscaldamento centralizzato acceso e Tilly Killick in vestaglia incollata al termosifone come un geco, a mangiare pesto direttamente dal barattolo. Sul formaggio in frigo ci sarebbero stati i segni dei suoi denti ed alla TV qualche programma su trentenni, e lei non aveva nessuna voglia di rimettere piede a casa.
“Ti presto uno spazzolino da denti” fece Dexter, come se le avesse letto nella mente. “Dormi sul divano, ok?”
Emma s’immaginò una notte passata sulla pelle nera e cigolante del divano letto di Dexter, con la testa nel pallone, mezza sbronza, prima di decidere che la vita era già abbastanza complicata. Fece un fioretto, una di quelle decisioni ferree che ormai prendeva quasi ogni giorno. Niente più notti fuori casa, basta poesia, basta perdere tempo. E’ venuto il momento di mettere ordine nella tua vita.
Devi ripartire da zero.

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S’i fosse fuoco, arderei ‘l mondo;
s’i fosse vento, lo tempestarei;
s’i fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei;
s’i fosse ‘mperator, ben lo farei;
a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S’i fosse morte, andarei a mi’ padre;
s’i fosse vita, non starei con lui;
similemente faria da mi’ madre.
Si fosse Cecco com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le zoppe e vecchie lasserei altrui.

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Strut!

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giorni

A che servono i giorni?
I giorni sono dove viviamo.
Arrivano e ci svegliano
migliaia di volte.
Sono lì per farci felici:
dove vivere se non nei giorni?

Philip Larkin

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“Morto”.
Avrei voluto rispondere.

“Non lo so”.
Ho azzardato.
Che poi a pensarci, può essere peggio.

La vita è ora.
I detti antichi…. “facit ca s mor”.

Il fiume scorre ancora.
Le foglie stanno in piedi.
Sto per mangiare del riso.

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Coma

Ho perso il conto di quante volte muoio e risorgo nell’arco di una giornata.
Vivo negli interstizi.
Uno stato comatoso perenne, insomma.

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Le donne possono essere amiche meravigliose. Assolutamente meravigliose. Ma prima di tutto, perché l’amicizia abbia una base, bisogna che di una donna tu sia innamorato. Io avevo Brett come amica. Non avevo mai pensato al suo punto di vista. Ottenevo qualcosa per niente. Ma questo ritardava soltanto la presentazione del conto. Il conto arrivava sempre. Era una delle cose meravigliose su cui potevi contare.
Pensai di aver già pagato tutto. Non come paga e paga e paga una donna. Nessuna idea di giusta punizione o di castigo. Un mero scambio di valori. Tu davi qualcosa e ricevevi qualcos’altro. O lavoravi per qualcosa. In un modo o nell’altro pagavi per tutto quello che ti capitava di buono. Io avevo pagato la mia parte per un sufficiente numero di cose che mi piacevano, e di conseguenza me l’ero passata bene. O pagavi imparando o con l’esperienza o correndo rischi o con i soldi.
Godersi la vita significava imparare a spendere bene i propri soldi e sapere quando ci si era riusciti. Potevi sempre spendere bene i tuoi soldi. Il mondo era un buon posto per fare acquisti. Sembrava una bella filosofia. Fra cinque anni, pensai, sembrerà stupida come tutte le altre belle filosofie che ho avuto.
Ma forse non era vero. Forse, man mano che andavi avanti, imparavi realmente qualcosa. Non m’importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse, se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos’era.

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“You can’t run the Church on Hail Marys”.

 

Casimir Paul Marcinkus

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