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Posts Tagged ‘love’

 

So if you’re looking for devotion, talk to me
Come with your heart in your hands
Because me love is guaranteed

So baby if you want me
You’ve got to show me love

 

 

 

 

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Logico sì, è logico
E’ tutto quello che so
Per ogni domanda componi un verso
Non siamo soli in questo universo

Logico sì, è Logico
per tutti persino per te
Ragazza dagli occhi caleidoscopio
Solo la luce corre nel vuoto

Non succede quasi mai a due come noi
di Credere che sia possibile trovare
Un complice in questo disordine
Tracciare un’orbita nell’atmosfera

Amore mio la logica non è sincera
Chissà se amare è una cosa vera

 

Logico, sì è Logico
Non chiedersi come e perché
All you need is love
… And a lover
E’ solo musica e fibre nervose

Non succede quasi mai a due come noi
di Credere che sia possibile trovare
Un complice in questo disordine
Tracciare un’orbita nell’atmosfera

Amore mio la logica non è sincera
Siamo molecole oltre le nuvole
Corsie chilometriche
Raggi di luce, di bombe atomiche
Pronte ad esplodere

Stasera la logica non è sincera
Chissà se amare è una cosa vera
Chissà se amare è una cosa… vera

Succede quasi mai
Succede quasi mai
Non Succede quasi mai
Succede quasi mai
Non Succede quasi mai

Logico sì, è Logico
Logico sì, è Logico
Logico sì, è Logico

Logico sì, è Logico
Logico sì, è Logico
Logico sì, è Logico

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Tu mi accendi, tu mi tiri su
E come la coppa più dolce che vorrei condividere con te
Tu mi tiri su, non fermarti mai, sono qui con te
Adesso é o tutto o niente
Perché tu dici che mi seguirai dappertutto
Tu segui me, e io, io, io seguo te
Che cosa farai quando le cose andranno male?
Che cosa farai quando tutto crollerà?
Che cosa farai quando l’amore ti distruggerà bruciandoti?
Che cosa farai quando le fiamme saliranno?
Chi verrà e cambierà il corso degli eventi?
Cosa bisogna fare per far sopravvivere un sogno?
Chi ha la facoltà per poter calmare la tempesta interiore?
Chi ti salverà?
Vivo e vegeto 
Resta finché il tuo amore c’é, vivo e vegeto
Resta finché il tuo amore c’é, finché c’é, vivo

 Oh mi tiri su fino alla cima decisiva, così io posso vedere
Oh tu mi tieni sulla corda, finché arrivano i sentimenti
E le luci che puntano verso di me
Ma se questo non vuol dir niente
Come se uno di questi giorni questo dovesse fallire
Tu mi porterai nella casa da dove la magia proviene
E sarò con te

Che cosa farai quando le cose andranno male?
Che cosa farai quando tutto crollerà?
Che cosa farai quando l’amore ti distruggerà bruciandoti?
Che cosa farai quando le fiamme saliranno?
Chi verrà e cambierà il corso degli eventi?
Cosa bisogna fare per far sopravvivere un sogno?
Chi ha la facoltà per poter calmare la tempesta interiore?
Non dire addio

Non dire addio
Nel secondo finale, chi ti salverà?

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I’d ….

😀

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profumo

Sospesa. Ti vedo. 
Negli occhi. 
Brilli. 
Sei una sponda. E luce. 
Scalderai il mio sguardo duro e scioglierai ghiaccio e neve in fondo. 

…..

Sospesa. Ti trovo. 
Nel petto. 
Bruci.
Per le mani la bocca si arrende,
tra le mani la pelle si accende,
le tue mani la febbre si spegni. 
Ed il profumo si prende. 

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Il cubetto di ghiaccio di scatto si sposta nel bicchiere mezzo pieno di qualcosa di ambrato e molto molto alcolico.
Dietro, il fumo della sigaretta lento ed inesorabile sale verso il soffitto tappezzato con fiori verdi.
Cisco fissa perplesso il bicchiere prima, la finestra dopo, il bicchiere prima, la finestra dopo.
La tenda, bianca e trasparente, si muove col vento che ha portato via la pioggia.
La notte entra umida senza chiedere permesso in quella stanza di hotel, giù a Downtown.
Zoe è alla finestra, le luci della città negli occhi, la stanchezza degli uomini nell’aria come le mani, come le gambe.
I capelli dietro l’orecchio si sganciano all’improvviso e si gira verso Cisco. 
Dammi una risposta. Perchè? Perché? Maledizione!”
Cisco tira una boccata profonda, butta fuori dal naso, il braccio a mezz’aria, sul bracciolo del divano appoggiato.
Potevamo starcene buoni, da una parte, zitti, fermi, perché? perché?”
Cisco rimane zitto, sente un peso al centro del petto. 
Ti terrei con me, ovunque tu voglia… te lo giuro” insiste lei.

Dal palazzo vicino si sente Al Green, partire piano come i treni, che prima o poi arrivano uscendo da una galleria 
o da una nuvolona di vapore… “this broken heart

Volevo solo passare qualche giorno sola con te, per togliermi questa disperazione strisciante, questa voglia che mi sta portando all’inferno, fanculo l’orgoglio, fanculo le armature, fanculo le maschere…
Cisco la guarda con la bocca socchiusa
tell me how can you stop the rain from falling down?” – canta Al Green.
Zoe è bellissima, è una Venere, è una Madonna, è una statua a cui ci si deve inginocchiare. E’ quello che gli uomini vogliono.
O forse solo quello che Cisco vuole, come lei vuole.

I cuori si rompono. 
Le anime si strappano come fa la pelle dalla carne a volte. 
E fanno male. Fanno male. Come una zappa che violenta la terra. 
Dove nascono poi frutti succulenti, buoni, belli che danno senso al sudore, alla fatica, al nulla che intorno c’è e ci portiamo dentro.

How can a loser ever win?” – disperato Al Green dal palazzo vicino.
Qui non ci sono eroi, non ci sono vincitori, non ci sono “quelli a cui va bene”. 
Perdiamo tutti, vinciamo tutti. 

Cisco si alza. 
Col dorso accarezza il viso di Zoe, la luna è rossa di rabbia. 
La tocca. 
Con un dito. 
Non ci sono sempre perché. 
Non ci sono sempre spiegazioni.
Zoe, non ci sono sempre spiegazioni“.

Non ci sono eroi. Non ci sono santi. Solo uomini. 

E’ tutto sbagliato” 
Cisco è svuotato. Non ha più niente da dare. Da dire. 

I could never see tomorrow” …. la musica è ovunque.
Zoe non tremare. Non tremare stanotte. Non devi avere paura di nulla… siamo solo quello che siamo.
Fiato e voglia, 
mani e denti, 
cuori rotti e mai sazi,
perdenti eppure mai domi,
feriti eppure orgogliosi,
duri come la vita e le pietre

Zoe non tremare...”
e piano le sfila il vestito, perché non c’è altro da fare, altro da dire, altro da volere.
Punto

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E’ buio a Downtown.
Cisco ha il cappello calcato, il trench stretto in vita, e fuma appoggiato al muro la sua Merit.
Piove ovunque ed aspetta fuori al Monsu’s, l’asfalto è bagnato e poche Cadillac scassate ai bordi dei marciapiedi rovinati.
La porta di servizio è chiusa per bene, sigillata ed una luce striminzita la illumina male.
E’ lì per un motivo. 
Semplice.
Limpido.
Chiaro.
Duro.
Zoe. 

Sono anni che si conoscono, entrambi diplomati lo stesso anno alle superiori poi persi e ritrovatisi in più occasioni.
Un seguirsi, rincorrersi e schermarsi. Nascondersi e bestemmiarsi.
Un giorno lui la baciò in una bisca vicino alle roulette, di nascosto agli amici ubriachi intenti a far baldoria.
Un bacio veloce, un flash stampato veloce. 
La teneva per la mascella ed immobilizzata per un braccio, era tesa come una corda ma rideva come fanno i soli delle 
giornate calde a mare. 
Aveva paura, la sentiva, con le narici, con la pelle.
I corpi vicino per un attimo. 
Un’insana voglia di non dover uscire dalla stanzetta delle roulette,
poi una mano invisibile li scaraventa fuori perché troppo forte quella sensazione,
una pistola puntata sul cuore pronta a sparare.
“L’ho hai sentito quel ferro sul cuore, Zoe?” – a denti stretti disse Cisco mentre controllava l’orologio
fuori in un vicolo a Downtown.
Fuori pioveva, il mondo piangeva.

La porta di servizio si apre, dal locale escono prima le gambe affusolate,
poi l’inconfondibile sagoma di Zoe.
I capelli coi riflessi rame, orecchini triangolari argentati, gli occhi incorniciati dal mascara 
e l’espressione indecifrabile che la bellezza si porta dietro e spesso condanna all’avidità di uomini maledetti.
Ingoia duro Cisco. Calca il cappello per bene e mani in tasca, dritto e veloce va verso Zoe.
Una macchina inchioda all’ultimo a tre dita dal suo ginocchio.
Zoe di scatto guarda in direzione…
… e si vedono, senza vedersi, negli occhi, nel cuore, nella pancia, nell’anima.
Il clacson del tassista,
il pugno sul cofano di Cisco
e Zoe scappa. 
Ancora una volta.
Stavolta no!” – un tuono , come un Zeus incazzato, dai polmoni risale atroce e rimbomba nel vicolo.
Zoe è una libellula, con gambe bianche come il latte e veloci i tacchi schiacciano i marciapiedi luridi.
Si guarda dietro, coll’affanno e la paura negli occhi.
Corre veloce, per sfuggire al destino che gli dà botte sui fianchi, per destarla, per riprenderla,
un richiamo primordiale,
un istinto insanabile,
come il sole fa posto alla luna
ed il fiume va nel mare,
come il caldo del fuoco,
e la paura della morte.
Ma non è la morte quello che la rincorreva.
E’ Cisco,
l’altra metà perfetta in un mondo perfetto
che ogni atomo teneva lontano e pure ora la inseguiva.
Stammi lontano” – la voce strozzata , i capelli di rame e lisci bagnati dalla pioggia.
Muto corre nella notte, fendendo la pioggia e l’aria, tipo una freccia scoccata 
con la sicurezza e la speranza profonda di colpire la mela sulla testa dell’amata.
Poteva sentire il cuore battere, e la disperazione assalirla.
Ancora un passo, il polso vicino e l’odore potente.
La prende dal polso, la fa girare su se stessa
e bum… a rallentatore gira su se stessa, coi capelli, con gli occhi, con la bocca,
il vestito che si alza sopra le ginocchia. 
Tutto a rallentatore, tutto perfetto. 
Fottutamente perfetto.
“Aaah….”  le spalle contro una saracinesca grigia, il rumore sordo
la pioggia aumenta. 
Cisco spinge Zoe con le mani sui polsi, contro la saracinesca.
“Cisco! Cisco! …… Cisco…” la voce si affievolisce
i seni si gonfiano ritmicamente, il fiato riprende ritmo 
lo sguardo è languido 
Cisco è fuori di sé davanti a quello che vede.
“Ho rabbia. Sei uno stronzo. Tutto questo tempo e tu ora arrivi, pretendi di notte, con la pioggia, di arrivare qui
e cosa pretendi? Cosa vuoi da me? Cosa cerchi? Lasciami stare. Lasciami stare...” – perde le forze Zoe.
Poi esplode. 
Se solo sapessi quante volte mi sono nascosta, quante volte ti ho allontanato….” 
Il petto si stringe intorno alle costole di Cisco ( non è il fiatone della corsa, né colpa della Merit bagnata ).
“Zoe… “.
Zitto. Ho paura. Non guardarmi. Non parlarmi sparisci“.
Si svincola, riprende a camminare sotto la pioggia. 
Zoe. Fermati. Stavolta non ti lascio andare. Stavolta no.”
Si ferma. China con la testa, la pioggia la picchia duro, si fa più piccola.
Ho paura. Se solo sapessi…. quel che sento, quello che voglio, quello che provo
Non dire nulla. Io lo so
Si gira verso di lui. 
Poi scappa di nuovo. Ancora una volta. 
E stavolta Cisco corre più veloce. 
La raggiunge. 
La blocca. 
La stringe verso di se. 
I corpi attaccati.
Zoe lo guarda negli occhi. Gli tira un morso al labbro
quasi per mangiarlo
per farlo suo
e Cisco… Cisco è un dio
che decide del suo destino in quei momenti
la solleva come il vento fa con le foglie 
le prende la testa tra le mani grandi e forti
guardami.. guardami negli occhi
e la bacia….. 
le labbra dure di lui, quelle morbide di lei
il corpo duro di lui, i seni morbidi di lei
la pelle dura di lui, la pelle morbida di lei
il sapore della bocca 
il contatto.

Si baciano disperatamente sotto la pioggia,
due persone passano dalla parte opposta e non se ne accorgono,
il semaforo dell’incrocio scatta sul verde e le macchine ripartono,
un uomo fuma alla finestra, con una mano sotto il mento, ed il gomito sul davanzale sporcato dagli uccelli. 

I portoni della notte 
si prendono cura dei disperati
che soli, troppo soli, troppo troppo per questo poco 
per queste briciole che qualcuno lascia
si fanno compagnia
ambendo dove gli altri, i miopi, gli stolti 
sono senza gloria
senza dei
senza Amore,
coi pali, paletti, palafreni, con le bende, coi lacci, col marcio
di chi ha paura ad aspettare qualcosa che non sanno e mai sapranno. 

Cisco e Zoe si baciano ancora. 
Disperati eppure stupendi 
Deboli e così forti
Insicuri e pure così certi
che per un attimo, un bacio, una notte, una vita
loro hanno spinto contro i portoni della notte
detto di no. 

Una insana voglia
una paura fottuta
solo baciarsi.
Un attimo in cui tutto sarebbe potuto essere,
nel mondo del condizionale,
e soltanto FURONO.

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Così decido di fare questo gioco. Di ombre e di punti sospesi, di sguardi e di archi tesi, con sagitte che puntano ovunque. Pararsi è impossibile, le conseguenze mortali e le difese inutili.
Vale la pena giocare.
La vita è gioco.
La vita è sguardi.
La vita è parole che non dici.

“Ho paura”.
“Strappami la maschera, strappami la corazza di dosso”.

La pelle ci viene data da qualcuno, la dividiamo con qualcuno, che riconosciamo quando ce lo ritroviamo davanti. La pelle richiama sempre la pelle.

Questo siamo. Pelle. E parole non dette.

Prendere e partire. Tutto troppo grande, tutto troppo dentro, troppo in profondità, a scardinare fondamenta, anima, denti. Tremando in stanze buie, con le chiavi in mano e le gambe tese.

Gli dei irridono, si irritano e ti fanno fare tardi a lavoro, ti fanno cadere il cielo e la terra diventa acqua, ti lanciano spilli in faccia e ti ci sputano pure.

E tutto quello che vuoi è baciare, mangiare, disperatamente quella persona, la ricerchi nelle ombre della notte, pur per quel momento di debolezza in cui di spalle, alle spalle, sei stato colpito.

Giganti che si scrutano, si annusano, si osservano, si odiano, si fanno la guerra, e vogliono disperatamente la pace.

La testa mai china, e pur il cuore in mostra che quasi chiede di essere colpito foss’anche da un graffio…

Lascia il mondo dietro. Siamo vivi? Possono sentirci? No. La risposta è no.

La mia voce è per te. I miei occhi sono per te. Senti la mia energia, senti quello che so. Quello che sai. Lascia il mondo dietro.

Prendimi…. cado verso te. scendo nel paradiso e bum…. il sangue si fermerà, la luce si fermerà, l’aria starà immobile, nessuno fiaterà.

Poi.. Mille gabbiani si alzeranno da scogliere che non vedremo mai insieme, e le onde spazzeranno e spezzeranno pensieri inutili, tutto il mondo si concentrerà in un secondo sarà denso potente nessuno spazio sarà vuoto e tutto sarà sospeso le cose per un attimo sembreranno andare come devono una giustizia una rivincita una voglia le lingue che si incontrano le mani sulle facce gli occhi che così incredibilmente lenti si apriranno su di noi, e niente altro che noi avremo nei nostri occhi si guardano si ritrovano e respirerai me sarò in ogni tua singola cellula un eroe senza gloria un bastardo senza gloria che entrerà in te, perchè tu…ed io.. abbiamo la stessa pelle… E la tua voce sarà celestiale alle mie orecchie. Urlerai senza che nessuno possa sentire. All’infuori di me.

All’infuori di te.

All’infuori di noi.. Nulla conta, nulla è importante. Io tendo a te. Tu tendi a me.

Io tremo come tremi tu. Io penso quello che pensi tu. Io sono te. Tu sei me.

Mille soli fondono, tutto è un vortice, la mia lingua è nella tua bocca, il tuo respiro tra le mie mani e mi perdo senza nessuna fottutissima voglia di non farlo.

Tutto questo è un secondo. che mi sembra una vita, come una santa da venerare, come un motivo per aspettare, come l’orgoglio da gettare, come questa cosa che devo fare, perché lo voglio, perché devo, perché ora sono pura potenza. Come te.

Siamo fatti per essere attratti l’uno dall’altra. Per un solo secondo. Che nessuno potrà mai vivere.

Un solo secondo…

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I know I hurt you and I made you cry
Did everything but murder you and I
(Oh cant you see what love has done?)
(Oh cant you see what love has done?)
But love left a window in the skies
(What its doing to me?)
And to love I rhapsodize

(Oh cant you see what love has done?)
To every broken heart
(Oh cant you see what love has done?)
For every heart that cries
(Oh cant you see what love has done?)
Love left a window in the skies
(What its doing to me?)
And to love I rhapsodize

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Il cuore batte.
Le vene sono piene.
E la gola pulsa.
La lingua una vipera bastarda e rapida.

Respiri.
Profondi.

La sospensione del mondo.
Le braccia sospese.
Gli sguardi sospesi.
Le bocche sospese.
I fiati sospesi.
Le mani sospese.

La ragione schizza via, scappa. Impaurita.
Impotente. Basita.

Sussurri.
Grida.
Cavallette scendono lungo le schiene.
E piove sangue.

Fottersene.
Fo.
Tter.
Se.
Ne.

“I need to love!”
“I need to love!”
“I need to love!”

“Come to me…. come to me…. come to me…..”

Pugni contro anime di vetro.
Solo.

Occhi socchiusi,
tempie bagnate,
polsi bagnati,
ombelichi bagnati,
luci soffuse e notte umida.

Nessuna età.
Nessuna distanza.
Nessuna ragione.
Nessun limite.
Nessun no.

Un qualcosa che parte da dentro,
che fa un giro enorme,
che ti ritorna dentro,
che ti fa male,
che ti tormenta,
che ti nutre,
che ti copre,
che ti scopa,
che ti fa dipendere,
che si impossessa,
che vuole tutto,
che gli apri le gambe,
che te le fai aprire,
che non me ne fotte un cazzo……..

E prendimi.
Dammi tormento.
Dammi tutto quello che vuoi.
Ma dammelo.

Fatti tutti i giri che vuoi,
sputa tutto quello che vuoi.
Siamo preda e predatore.
Siamo ciò che ci uccide.
E ci tiene in vita.
Siamo quelli che vogliono essere stelle,
e gli dei ci invidiano.
Siamo il centro
che nessuna forza vince.
Siamo la rivoluzione.
Che a tutto diamo fiamme…

E tu… tu mi sfiori dentro con le tue dita,
con i tuoi denti.

E carbone ed acciaio,
stelle e polvere,
aprimi il tuo mondo,
fammi cadere nell’Eden,
fammi rinascere,
fammi battere un nuovo cuore.
D’odio per la grandezza che provo,
per l’ingiustizia di così tanto,
di essere indegno,
di tutto potere,
di niente volere.

Un nuovo cuore.

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