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Archive for marzo 2014

Giro di notte con le anime perse
Sì della famiglia io sono il ribelle
Tu vendimi l’anima e ti mando alle stelle….

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La lampada

Oggi ho comprato una lampada.
Una vaffanculo di lampada.
Sembrava che oggi, la giornata di Cristo Nostro Signore, fosse stata prevista dalla più terribile e onnipotente forza di tutto l’universo per questa cazzo di lampada.

Ho comprato una lampada.
Da un tipo che sta chiudendo.
Dicono sia stanco, secondo me sta fallendo.
Comunque si è messo in tasca i suoi soldi.
Ci siamo stretti la mano, ognuno convinto di aver fregato l’altro.
Lui sotto la sua luce verde al neon, gli occhialini sul naso, i capelli verdi.
Io col baffo lungo che fa molto “bravo” di Don Abbondio (se dico Manzoni alcuni non capiscono).

Due stupidi, convinti che oggi, tutto l’universo fosse concentrato nella fottutissima lampada.

Ci sono 23.000 bombe atomiche puntate contro tutto e tutti, e noi ci siamo accordati per una lampada.
Svariati migliaia di persone muoiono oggi, noi ci siamo accordati per una lampada.
Alle 17,53 il Sole era perpendicolare all’Equatore? Noi ci siamo accordati per una lampada.
Oggi l’aria era calda. E noi ci siamo accordati per una lampada.

Mentre ero in macchina, credendomi tranquillo e tutto assorto da raggiungere quello che dovevo fregare, una bambina mi saluta mentre tiene la mano di sua madre, sulle strisce pedonali. E lei non sa che io sto andando a comprare una lampada e non sa che sua madre mi butta occhiate e vorrebbe regalarle un fratellino.

La puttana sulla complanare è stanca, sta stravaccata su una lurida sedia di plastica logora e con le cosce raccolte sul bracciolo scodinzola un polpaccio. Credo fosse il sinistro. La scarpa di velluto viola col tacco nero su e giù.
Lo stronzo che non sa guidare (non manca mai e nei miei cento km quotidiani ne ritrovo diversi) mi taglia la strada all’ultimo ed all’ultimo lo evito. Ci incontriamo sempre nei miei “vaffanculo” liberatori e gutturali, ambasciatori di rabbie sopite e voglie inesplose che mi stanno uccidendo piano piano come quel veleno che dai poco poco per non farti scoprire l’assassinio.

Il mondo sta finendo ogni giorno, baby.
Ed io compro la lampada.

Compro la lampada per domani.
E non so quante ossa mi romperò stanotte.

Compro la lampada perché voglio la lampada da mettere in una stanza.
E non so nemmeno che cazzo di stanza.

La gente muore.
La gente crepa.
La gente si mette in testa cose strane.
La gente si prende quello che trova ed abbozza sorrisi finti ed orgasmi finti pur di darsi un tono.
La gente non fa più l’amore.
La gente si beve tutto pur di non rinsecchire.
La gente non è felice e la gente si dice bugie per andare avanti e non farsi i conti in tasca.
La gente non vuole la verità, perché la verità fa male.

Ed io oggi, ho comprato una lampada.
Capisci?
Una lampada.

Una stracazzo fottutissima lampada.

Cristo.

 

 

Guglielmo Di Crollalanza – Il piacere delle cose – pag. 3

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Si stende sul letto con i vestiti addosso. Una volta, due volte, tre volte, quattro volte… Ho paura che impazzirà.. a letto. Bello toccare il suo corpo. Ma per quanto durerà? Durerà questa volta? Ho già il presentimento che non durerà.
Mi parla con tono così febbrile, come se non dovesse esserci più un domani. Stai calma, Mona! Guardami… non parlare! Mi si chiudono gli occhi. Il suo corpo è lì, sotto di me.. ci resterà sino al mattino certamente… Era febbraio quando uscii di rada; nevicava che non ci si vedeva. La scorsi per l’ultima volta, alla finestra, salutarmi con la mano. La mano sul cuore.

Tropico del Cancro – Henry Miller

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Voleva cazzi ad espansione, razzi ad autoaccensione, olio bollente fatto di cera. Era capace di tagliarti il cazzo e di tenerselo dentro in eterno, se la lasciavi fare. Una fica su un milione. Llona. Una fica da laboratorio, e non c’era cartina di tornasole che ne prendesse il colore. Era anche una bugiarda, questa Llona. Non gli ha mai comprato nessun letto, al suo re Carol. L’aveva incoronato con una bottiglia di whisky, ed aveva la lingua piena di bugie e di domani. Povero Carol, capace soltanto, quando le era in fica, di calar la testa e di morire. Lei tirava un sospiro e lui cascava fuori, come un’arsella morta.

Tropico del Cancro – Henry Miller

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So Good To Me

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