Il ministro della Giustizia Paola Severino ha detto una cosa sacrosanta e giusta: io pago le tasse e per tanto non ho da vergognarmi su quanto guadagno.
In Italia funziona così: se guadagni soldi attiri l’invidia e le maldicenze delle persone, dai vicini di casa passando per i parenti sino a perfetti sconosciuti.
Guardiamo sempre l’altro, notando le pagliuzze e tralasciando le travi.
Un avvocato di successo dichiara sette milioni di euro l’anno.
Se una persona lavora, fa fatica, ed è brava, perché non può guadagnare soldi?
Perché l’accumulo di ricchezza deve essere una “brutta cosa”, poggiata su illegalità, raggiri, evasioni, magheggi?
La risposta è tutta in una parola: cultura.
E’ la nostra cultura, di petulanti, postulanti, saltatori di carri, meschini, mediocri.
Quando parlo con qualcuno che si lamenta della ricchezza di un terzo, rido.
E mi incazzo non poco.
Una persona è ricca, spesso per nascita, molte volte per bravura, sicuramente anche altre tante lo fanno con metodi illegali, o magari lavorando meno di quanto dovrebbero.
Però io dico sempre ai miei inutili interlocutori testuali parole: “Tu al posto suo, avresti fatto peggio. Molto peggio!”
leggetevi l’intervista su Repubblica.it